Mercurion, una sorgente di spiritualità

Forse il termine “Mercurion” non vi ricorda nulla. Alcuni di voi semmai conoscono il Mercure, la cui sorgente sgorga nei pressi di Viggianello. Magari ne avete osservato le acque limpide e fresche e poco più. In pochi sanno che in passato quel territorio non zampillava solo d’acqua, ma anche di spiritualità. Eppure, tra il IX e il XI secolo d.C., l’eparchia del Mercurion attraversava un periodo di rigoglioso fermento culturale e religioso grazie alla presenza, o anche solo al passaggio, di numerosi monaci:

San Fantino il giovane, san Luca d’Armento, san Macario Abate, san Nicodemo da Cirò, san Saba del Mercurion, san Zaccaria del Mercurion, e con tutta probabilità persino san Nilo da Rossano.

Quelli citati sono solo alcuni dei monaci basiliani italogreci che nel Mercurion studiavano, pregavano, copiavano manoscritti, coltivavano i campi, contemplavano la natura e, di tanto in tanto, compivano miracoli.

Nella zona, pur non molto estesa, c’era un grande numero di monasteri, laure ed eremitaggi. Pare che sia da collocarsi nella media valle del fiume Lao, sui pendii occidentali del Pollino, negli attuali confini di alcuni comuni lucani e altri calabresi: Aieta, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Episcopia, Laino, Latronico, Mormanno, Noepoli, Orsomarso (in cui è ancora visibile una chiesetta di X secolo), Rotonda, Tortora, Scalea e Viggianello.

Ma chi erano i Basiliani? E come sono arrivati fino al Pollino?

La loro culla fu Tabennesi, sulla riva orientale del Nilo. Ben presto la loro influenza arrivò nelle regioni d’Oriente, nelle province del Ponto e della Cappadocia, dove il monachesimo fu perfezionato metodicamente grazie all’attività di san Basilio il Grande. Il termine “Basiliani” è però un’invenzione tarda, voluta probabilmente da papa Innocenzo III per distinguere i monaci greci da quelli benedettini.

Essi arrivarono in Italia meridionale a più riprese. Il primo afflusso seguì già le armate di Belisario e Narsete, nella guerra contro i Goti che poteva avere un movente religioso, oltre che politico. Verso la fine del VI secolo ci sarebbe stato l’arrivo di un altro consistente nucleo proveniente dalla penisola balcanica, in fuga dall’incombente invasione avara.

Si pensa poi alla tremenda crisi religiosa che sconvolse l’impero bizantino nell’VIII secolo, a causa dell’iconoclastia, che condannava il culto delle immagini sacre tacciandolo di idolatria. L’iconoclastia era una scelta politica, oltre che religiosa, con cui l’imperatore cercava di ridurre il potere dei monasteri. Mosaici e affreschi furono completamente distrutti, i monaci perseguitati. Ecco allora che dall’Oriente migliaia di monaci ortodossi si rifugiarono in Italia.

Un’ultima teoria, risalente allo storico francese Pierre Batiffol, vede alcuni monaci originari dell’Egitto, della Siria e della Palestina, messi alle strette dalla conquista persiana e poi araba, arrivare in Italia durante il VII secolo.

Per attenerci al sud Italia, tra le principali aree monastiche che si costituirono oltre al Mercurion, annoveriamo l’eparchia delle Saline a nord di Reggio, Grottaferrata e il Latinianon, anch’esso tra Calabria e Basilicata.

Così, se mai dovesse capitarvi di passare dal Mercurion, potreste rievocare non solo il dio Mercurio, che alla sorgente ha dato il nome, ma anche i passi lievi e scalzi di quei monaci.

Maria Rosaria Cella

 

Fonti

G. Mercati, «S. Mercurio e il Mercurion», in Archivio storico per la Calabria e la Lucania, 7 (1937), pp. 295-296.
B. Cappelli, Il monachesimo basiliano ai confini calabro-lucani, Napoli 1963, pp. 199-252.
S. Borsari, Il monachesimo bizantino nella Sicilia e nell’Italia meridionale prenormanne, Napoli 1963, pp. 47-49.
C. Costabile, Il monachesimo italo-greco nella Tebaide del Mercurion al confine calabro-lucano, Cosenza 1985.
F. Burgarella, «L’eparchia di Mercurio: territorio e insediamenti», in Rivista di Studi bizantini e neoellenici, 39 (2002), pp. 52-92.
D. Minuto, «Gli asceti bizantini delle Saline e del Mercurion, secoli 9-11», in Calabria sconosciuta: rivista trimestrale di cultura e turismo, 34 (2011), pp. 19-22.
G. Russo, La valle dei monasteri: il Mercurion e l’Argentino, Paludi 2011.

Immagine tratta da www.orsomarsoblues.it.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna su